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Romance

Dove il silenzio resta

Il silenzio punitivo, arma a volte letale. Ma basta un suo sorriso per illuminare il mio mondo

May 19, 2025  |   18 min read

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Giuseppe Muolo
Dove il silenzio resta
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Capitolo - Il vento che non conosce pace

Pioveva piano, una pioggia sottile e incessante che sembrava lavare via le ultime illusioni. Il protagonista era

l�, appoggiato al cofano dell'auto, le mani in tasca e lo sguardo perso oltre il lago. Le luci tremolanti della

citt�, riflesse sull'acqua, sembravano tante risposte mancate. Poi sent� i suoi passi. Lenti. Decisi.

Contraddittori, come lei.

Lei si avvicin� senza dire nulla. Aveva il viso tirato, gli occhi stanchi. Indossava quel cappotto grigio che le

stava un po' largo e che, per qualche motivo, lui aveva sempre trovato struggente.

�Sei venuta,� mormor� lui, senza voltarsi del tutto.

�Dovevo,� rispose lei, ma il tono era freddo, distante. Il gelo della sua voce strideva con il calore dei ricordi

che lui portava nel cuore. Solo pochi giorni prima, quella stessa voce gli aveva sussurrato "non lasciarmi

mai" mentre giacevano intrecciati tra lenzuola e sogni.

Lui la guard� finalmente, scrutando quel volto che conosceva a memoria ma che ora sembrava estraneo.

�Che succede? Perch� fai cos�? Un giorno mi cerchi, l'altro sembri non voler nemmeno incrociare il mio sguardo?�

Lei si strinse nelle spalle, poi abbass� lo sguardo. �Non lo so. A volte mi manca l'aria. Ho paura. Di te. Di me. Di noi.�

�E allora perch� torni sempre?�

Silenzio.

�Perch� con te mi sento viva,� sussurr� poi. �Ma quando sto per crederci davvero? qualcosa in me si spezza. Come se stessi per perdere il controllo. E io? io odio perdere il controllo.�

Lui si avvicin�, lentamente, come se temesse che un movimento troppo brusco potesse farla sparire. Le prese le mani, fredde come pietra. �Io non voglio farti paura. Voglio solo amarti. Ma non posso continuare ad amare una donna che mi respinge ogni volta che mi avvicino.�

Lei trem�, ma non si ritrasse. Gli occhi lucidi, ma fieri.

�Non chiedermi di essere stabile, non lo sono mai stata,� disse, quasi con rabbia. �Sono luna, non sole.

Vado e vengo. A volte amo con tutta me stessa, altre volte? fuggo da quel sentimento come se fosse veleno.�

Lui sospir�, la guard� ancora una volta. �Allora dimmi solo questo: ne vale la pena? Perch� io non so pi� se sto costruendo qualcosa? o solo aspettando il momento in cui mi spezzerai il cuore definitivamente.�

Lei lo fiss� a lungo. Poi, con un filo di voce: �Non lo so. Ma se resti? prometto che ci provo.�

E in quella promessa incerta, cos� fragile e cos� vera, lui decise di rimanere. Almeno per quella notte.

Capitolo - Il mattino non sa nulla della notte

Lui si svegli� con la luce fioca che filtrava dalle tende. Le lenzuola erano ancora calde, il profumo di lei presente nell'aria come una promessa sussurrata. Per un attimo, tutto sembrava calmo. Silenzioso. Reale.

Poi si volt�? e il letto era vuoto.

Il cuore gli si ferm� per un istante. Non c'erano rumori in casa, nessun passo, nessun suono d'acqua. Solo

quel silenzio pesante, denso di assenze. Si alz�, chiamandola piano. Niente.

Trov� un biglietto sul tavolo, scritto in fretta, con la sua grafia nervosa.

"Avevo bisogno di aria. Non so se torno. Non aspettarmi."

La lesse tre volte. Ogni parola era una lama. Come poteva essere possibile? Solo poche ore prima, tra le sue braccia, gli aveva detto che avrebbe provato, che voleva restare. E ora? questa fuga.

Usc� di casa, col cuore in gola e la mente in subbuglio. La cerc�. Chiam�. Scrisse. Nessuna risposta. Poi, nel pomeriggio, comparve. Come se nulla fosse.

Seduta al solito bar, con lo sguardo assente e il caff� tra le mani.

Lui si ferm� davanti a lei, incredulo. �Cos�? Te ne vai senza dire niente, e ti siedi qui come se il mondo non stesse crollando?�

Lei lo guard� appena, gli occhi freddi. �Hai esagerato. Era solo una notte. Non dovevi attaccarti cos�.�

Quelle parole furono un colpo basso. Lui si sent� mancare il fiato. �Una notte? Ma ieri? ieri mi hai detto che avresti provato. Che con me ti sentivi viva.�

�Lo pensavo in quel momento. Ma stamattina era diverso. Tutto sembrava pi�? finto. Come se stessi solo interpretando una parte.�

Lui si sedette davanti a lei, sfinito. �Sai cosa fai? Accendi e spegni. Come se io non fossi una persona.

Come se fossi una lampada da tenere accesa quando ti serve e da spegnere quando ti fa paura.�

Lei non rispose subito. Il silenzio si sedette con loro al tavolo.

Poi, con voce pi� bassa: �Forse � vero. Forse sei troppo per me. Troppo presente. Troppo buono. Troppo disposto a restare. E io? io non sono pronta per qualcuno come te.�

Lui abbass� lo sguardo. Sentiva di dover urlare, ma non aveva pi� voce.

�Non voglio odiarti,� disse infine. �Ma se continui cos�, finir� per farlo. E io non voglio odiarti, perch� ti ho amata? con tutto quello che avevo.�

Lei si morse il labbro. Un attimo. Un'esitazione. Ma non bast�.

Si alz�, lasciando il caff� a met�. �Se mi ami davvero? lasciami andare. Prima che ti distrugga.�

E poi se ne and�. Di nuovo.

Capitolo - Dove abitano i fantasmi

Camminava da sola, senza meta, con il vento che le scompigliava i capelli e il cuore che batteva troppo forte, come se stesse sempre scappando da qualcosa. Da lui. Da s�.

Ogni passo era una bugia che raccontava a se stessa. "Sto bene. Non mi serve nessuno. Non devo spiegare niente."

Ma dentro? c'era tempesta.

Sapeva di averlo ferito. Di nuovo. Lo aveva visto negli occhi, l� al bar. La delusione, la rabbia. L'amore che ancora gli tremava dentro, anche se stava per cedere. E lei? Lei cosa provava davvero?

Tutto.

Troppo.

Ed era proprio questo il problema.

Con lui si sentiva viva, s�. Ma non bastava. Quella sensazione si trasformava subito in vertigine, in paura di dipendere, di perdere se stessa. Aveva passato tutta la vita a costruirsi muri, a non lasciar entrare nessuno,

perch� ogni volta che aveva aperto una breccia? qualcuno aveva approfittato per farle male.

Il primo a farlo era stato suo padre. Presente solo quando gli conveniva. Poi gli amori sbagliati, quelli che la volevano a met�, mai tutta. E adesso? c'era lui. Troppo vero. Troppo profondo. Troppo disposto ad amarla anche quando lei non si amava per niente.

Aveva paura di farlo entrare davvero, perch� se lui l'avesse guardata a fondo? forse avrebbe visto quel buio che lei cercava sempre di nascondere.

Entr� nel piccolo appartamento che affittava da sola. Si lasci� cadere sul letto, ancora vestita. Lo

smartphone sul comodino lampeggiava: 6 chiamate perse. 3 messaggi. Tutti suoi.

Li lesse. Uno dopo l'altro.

"Dimmi solo che stai bene."

"Non devi darmi spiegazioni, ma non sparire cos�."

"Mi manchi, anche quando mi fai male."

Lacrime. Finalmente. Scivolarono lente, come se avessero aspettato quel momento per liberarsi.

�Perdonami,� sussurr�. Ma a chi lo stava dicendo davvero? A lui? O a quella parte di s� che continuava a sabotare tutto ci� che era bello?

Si alz�. Apr� una vecchia scatola di scarpe piena di lettere, fotografie, ricordi. C'era dentro tutta la sua storia.

Tutto il dolore. Tutti i motivi per cui amava fuggire.

Poi prese un foglio. Una penna. Scrisse:

"Non sono stabile. Ma non significa che non senta. Il mio amore � disordinato, ma � reale. Se un giorno torner�? sar� per restare."

Non lo invi�. Non ancora. Ma per la prima volta, sent� che forse? quel giorno non era pi� cos� impossibile.

Capitolo - Le cose che non diciamo

I giorni cominciarono a scorrere. Lenti. Uguali. Silenziosi.

Lui si alzava ogni mattina alla stessa ora, beveva il caff� in piedi, guardando fuori dalla finestra come se

potesse vederla passare. Non c'era. Ma il pensiero di lei c'era sempre. In ogni canzone alla radio, in ogni

donna che incrociava per strada e che, per un istante, gli sembrava avere il suo profilo, il suo passo, il suo

profumo.

Non la cerc� pi�. Aveva deciso: non l'avrebbe inseguita, ma nemmeno dimenticata.

Lei, altrove, viveva giornate che sembravano normali. Lavoro, spesa, tramonti dalla finestra. Eppure ogni cosa le pareva priva di colore. Aveva ripreso a scrivere, la sera, su un vecchio quaderno. Pensieri sparsi.

Frasi spezzate. Sempre lo stesso nome tra le righe.

Non gli scriveva. Non lo chiamava. Ma apriva la sua chat ogni notte, rileggendo le ultime parole. Quelle dolci, quelle amare. Le portava al petto come se potessero ancora tenerlo vicino.

Un giorno, lui trov� un suo anello dimenticato in auto. Era piccolissimo, leggero. Lo chiuse nel pugno e rest� cos� per minuti, fermo, come se tenere quell'oggetto potesse contenere tutto il sentimento che provava. Poi lo ripose in un cassetto. Non se ne sarebbe sbarazzato. Ma nemmeno lo avrebbe lasciato in vista. Troppo

fragile, troppo vivo.

Lei invece torn� sul lungolago. Da sola. Lo stesso luogo della loro prima vera conversazione, quando lui le aveva detto: "Io non ho paura di amarti, anche se tu hai paura di essere amata."

Si sedette sulla stessa panchina. Guard� il cielo. E sussurr� il suo nome. Non per farsi sentire. Solo per non dimenticare il suono.

Cos� passavano i giorni. Nessuno dei due faceva un passo verso l'altro. Ma ogni pensiero era un passo.

Ogni sogno. Ogni sospiro a vuoto.

In fondo, entrambi sapevano la verit�: l'amore non era finito. Si era solo nascosto. Aspettava il momento giusto per tornare.

Capitolo - Quando impari a respirare da solo

Passarono settimane. Non molte, ma abbastanza da cambiare il modo in cui guardavano il mondo.

Lui aveva ricominciato a correre la mattina presto. Lo faceva per svuotare la testa, per non pensare. Ma ogni strada, ogni angolo, ogni alba aveva in s� qualcosa di lei. Un gesto. Una frase. Un frammento di sorriso.

Era pi� silenzioso, pi� chiuso, ma non arrabbiato. La rabbia si era dissolta, lasciando spazio a un dolore calmo, come la marea che accarezza la riva dopo la tempesta. Non l'aveva rimossa. L'aveva accettata.

Sapeva che amare qualcuno come lei significava, in parte, lasciarla andare. Non per sempre. Ma ogni volta che ne aveva bisogno.

Lei, nel frattempo, stava cambiando. Senza rendersene conto. Stava imparando a stare con s� stessa. A riconoscere il valore delle piccole cose: una tisana calda alla sera, una pagina scritta bene, una notte senza incubi.

Non era guarita, no. Ma aveva iniziato a guardare le proprie ferite senza vergogna. Per la prima volta, le sembravano parte di s�, non qualcosa da nascondere. E con quel cambiamento sottile venne anche un pensiero nuovo: "E se lui non fosse l� per salvarmi? ma per vedermi fiorire?"

Non lo cercava. Ma lo portava con s�. Quando ascoltava certe canzoni. Quando il cielo si tingeva d'arancio.

Quando vedeva un uomo sorridere a una donna per strada, e si domandava se anche lui sorridesse ancora cos�.

Ogni tanto prendeva il telefono. Apriva la chat. Scriveva qualcosa. Poi cancellava. Non era ancora il momento. Non voleva tornare solo per bisogno. Voleva tornare per scelta.

Lui, invece, cominci� a scrivere lettere. Non per spedirle. Le conservava in una scatola. Una per ogni

settimana senza di lei. Pagine intrise di memoria, di desiderio, ma anche di rispetto. Per lei. Per s�.

"Non so se mi pensi, ma io non ho mai smesso.

Non ti aspetto come si aspetta un treno in ritardo, ti porto con me come si porta una ferita che ha insegnato a vivere meglio."

E cos� continuavano. Lontani. Ma mai del tutto.

Come due pianeti in orbita, destinati a incontrarsi di nuovo? solo quando il cielo sar� pronto.

Capitolo - Lo specchio che non mente

Era un pomeriggio d'inverno, di quelli grigi, immobili, in cui anche il tempo sembra trattenere il respiro. Lei si

trovava davanti allo specchio del bagno, ancora in accappatoio, i capelli umidi e arruffati, il viso senza trucco.

Si fissava. A lungo. Come se volesse trovare qualcosa dietro agli occhi.

All'inizio vide solo ci� che aveva sempre visto: i segni della stanchezza, le cicatrici sottili vicino alla bocca, gli occhi che a volte sembravano spenti. Ma poi, qualcosa cambi�.

In quello sguardo c'era una nuova quiete. Una forza diversa. Non pi� la ragazza che aspettava di essere amata, ma una donna che aveva imparato a sopravvivere al proprio caos. Senza pi� vergogna.

Si tocc� il viso con dita leggere. Non per sistemarsi. Per riconoscersi.

Poi and� nel piccolo soggiorno, prese il suo quaderno e scrisse:

"Oggi ho capito una cosa.

Non sono sbagliata. Sono complicata.

E chi mi ama dovr� amare anche le mie curve emotive, i miei inverni improvvisi, i miei improvvisi ritorni di primavera."

Chiuse il quaderno, con un nodo alla gola. Pens� a lui. A come l'aveva guardata quella notte. Senza pretendere, senza giudicare. Solo con amore. Quello vero. Quello che aspetta. Che accoglie.

Le venne voglia di chiamarlo. Solo per dirgli: "Ce la sto facendo."

Non per tornare. Non ancora. Ma per dividere con lui quel piccolo traguardo. Come se fosse l�, accanto a lei, a stringerle la mano in silenzio.

Non lo fece.

Ma prese una foto di loro due. Quella scattata al lago, quando ancora ridevano senza paura. La mise sul comodino. E sussurr�:

"Sto arrivando. Ma prima devo finire di ritrovarmi."

E da quel giorno, ogni cosa cominci� a cambiare. Non fuori. Dentro.

Lentamente. Ma per sempre.

Capitolo - Restare dove fa male

Era una sera quieta. Nessun rumore fuori, solo il ticchettio dell'orologio e il suono del vento che accarezzava

le finestre. Lei era sul divano, avvolta in una coperta, una tazza di t� tra le mani. Niente telefono, niente musica, niente parole.

Solo s� stessa.

Sentiva il cuore pesante. Gli mancava. Gli mancava nel modo in cui mancano le cose che non sono finite, ma che si sono dovute fermare. Gli mancava nelle mani, negli occhi, nei silenzi che un tempo riempiva solo lui.

Ma stavolta non cerc� di spegnere il dolore. Non apr� un film per distrarsi. Non mand� messaggi a nessuno.

Rest� l�. A sentirlo. A guardarlo in faccia. Il dolore era ancora l�? ma qualcosa in lei era cambiato.

Si accorse che non stava morendo. Non stava crollando. Anzi.

Respirava.

Con fatica, s�. Ma respirava.

E mentre lo faceva, qualcosa dentro cominci� a sciogliersi. Una tensione antica. Una corazza costruita in anni di fughe, di "sto bene" detti a denti stretti, di sorrisi tirati per non far vedere le crepe.

Lasci� che le lacrime scorressero. Ma non erano disperate. Erano limpide. Calde. Volevano solo uscire.

Come se stesse lavando via qualcosa che non le serviva pi�.

Si guard� le mani. Piccole, forti. Le aveva usate per difendersi, per trattenere, per spingere via. Ora le usava per accarezzarsi il viso, con una tenerezza che nessuno le aveva mai insegnato. Forse era questo, il vero inizio.

Non sapeva ancora quando sarebbe tornata da lui.

Ma una cosa la sapeva: quando lo avrebbe fatto, non sarebbe pi� stata la donna che scappa. Sarebbe stata la donna che ha imparato a restare.

E in quel silenzio, che una volta le metteva paura, ora trovava pace.

Non era pi� vuoto. Era spazio. Spazio per diventare ci� che aveva sempre avuto dentro, e che ora cominciava a nascere davvero.

Capitolo - Le cose che non ho mai detto

"Mi chiedo cosa pensi di me, adesso."

Questo pensiero la colp� mentre fissava il soffitto, con il cuore lento e la mente troppo sveglia. Non cercava

risposte, solo verit�. E la verit� era che lui le mancava come l'aria - ma non voleva tornare solo per colmare

un vuoto. Voleva tornare intera.

"Forse mi odi. O forse ti sei solo stancato di aspettare. E io? Io non ti ho mai chiesto di farlo. Ma dentro me?

speravo che tu lo facessi."

Era strano come l'amore potesse essere cos� contraddittorio. Desiderare qualcuno fino a farsi male, ma

temere quel desiderio pi� di ogni altra cosa. Aveva imparato a fuggire perch� restare era stato, un tempo,

troppo doloroso. E ora? ora stava imparando a rimanere. Prima con s� stessa. Poi, forse, con lui.

Chiuse gli occhi e si lasci� attraversare dai pensieri che una volta avrebbe cacciato via.

"Non ti ho mai detto quanto mi faceva bene il suono della tua voce. Come riuscivi a calmarmi anche solo con uno sguardo. Non ti ho mai detto che mi svegliavo nel cuore della notte e restavo a guardarti dormire, come se avessi paura che sparissi. Perch�, in fondo, la mia paura non era che tu mi lasciassi. Era che io ti facessi andare via."

Le venne da sorridere, amaro.

"Ti ho trattato male, lo so. Ti ho confuso, respinto, ferito. Ma non era odio. Era difesa. Era terrore. E ogni volta che mi allontanavo? speravo che tu capissi. Che non smettessi di credermi."

Poi il pensiero pi� vero. Quello che non aveva mai ammesso neppure a s� stessa:

"Io ti ho amato. Ti amo ancora. Ma stavolta voglio farlo bene. Non da bambina ferita, ma da donna che ha imparato a restare, anche quando fa male."

Apr� gli occhi. Non pianse. Non sorrise. Rimase solo in silenzio. Ma dentro? qualcosa si alline�. Come se le parole non dette avessero finalmente trovato il loro posto.

Il cuore era ancora pieno. Di dubbi. Di speranza. Di lui.

Ma per la prima volta, non faceva pi� paura.

Capitolo - Quel che arriva quando smetti di cercare

Era un pomeriggio come tanti. Una caffetteria tranquilla, tazze che si urtavano piano, il profumo del pane caldo nell'aria. Lei si era seduta in un angolo, con il suo libro preferito e nessuna voglia di socializzare. Solo silenzio, ancora una volta. Ma diverso.

Una bambina al tavolo accanto rideva forte. Una di quelle risate che ti obbligano a sorridere anche se non vuoi. Poi, senza preavviso, la bambina si avvicin� al suo tavolo con una matita colorata e le porse un foglio.

Su quel foglio, un disegno semplice: un uomo e una donna che si tenevano per mano sotto un albero, con un cuore grande sopra le loro teste.

Lei lo guard� per un lungo istante. Poi alz� lo sguardo, sorpresa. �� per me?�

La bambina annu� e disse solo:

�Sembrate felici.�

Sembrate.

Non "siete".

Un verbo pieno di possibilit�.

Quando la piccola torn� alla madre, lei rest� a fissare quel disegno. Un uomo. Una donna. Un cuore. Un albero. Un gesto puro. Nessun giudizio. Nessun passato. Solo una scena che parlava di amore, come se il mondo, per un attimo, fosse semplice.

Non pianse. Ma qualcosa dentro si sciolse.

Perch� non era solo il disegno. Era ci� che accadeva dentro di lei guardandolo.

Per mesi aveva analizzato il dolore, la perdita, il senso di colpa. Ma ora? ora si accorgeva che stava tornando a desiderare. Non solo lui. Ma la possibilit�. La vita. L'amore. Quello vero. Quello che sa aspettare, ma che prima o poi vuole vivere.

Si port� il disegno a casa, lo mise accanto alla foto che aveva scelto di non nascondere pi�. E sorrise piano, come si sorride a una verit� appena scoperta:

"Forse? posso ancora essere felice. E forse lui lo sa."

Capitolo - La lettera che non sapevo di meritare

Quella sera la casa era silenziosa, ma non vuota. Il disegno della bambina era ancora l�, accanto alla foto.

Lo guardava spesso, come si guarda qualcosa che non si capisce subito, ma che parla lo stesso.

Prese un foglio bianco. Non per lui. Per lei.

Per la donna che era stata. Per quella che �. E per quella che, forse, sta nascendo adesso.

Inizi� a scrivere senza pensare. Solo sentendo.

**"A te.Che hai pianto in silenzio per non disturbare nessuno.

Che hai amato con tutta te stessa, anche quando avevi paura.

Che ti sei chiusa a riccio, convinta che nessuno avrebbe capito il tuo dolore.

Ti ho giudicata, sai? Tante volte. Ti ho chiamata debole. Esagerata. Confusa.

Ma oggi? oggi voglio solo dirti grazie.

Grazie per non esserti arresa.

Per aver trovato la forza di restare, quando la fuga era la via pi� facile.

Per aver iniziato a guardarti con occhi nuovi, anche se tremavi.

Non sei perfetta. Non lo sarai mai.

Ma sei vera.

E vera � una cosa bellissima da essere.

Hai fatto male a chi ti amava? S�.

Hai sbagliato? Tante volte.

Ma hai anche amato con un'intensit� che pochi sanno portare.

E ora basta chiederti scusa.

� il momento di perdonarti.

Di smettere di rincorrere approvazioni, conferme, attenzioni.

Perch� se resti? se impari davvero a restare?

L'amore non dovrai pi� implorarlo. Ti verr� incontro. O ti aspetter�.

E se sar� lui, lo saprai.

Perch� stavolta non ti nasconderai pi�.

Con amore, da te."**

Quando fin�, non rilesse subito. Poggi� la penna. Chiuse gli occhi. Respir�.

Era come se, per la prima volta, si fosse davvero detta ci� che aveva bisogno di sentire da sempre.

Non per cambiare. Ma per riconoscersi.

E in quel gesto intimo, nascosto, c'era gi� il primo passo verso un futuro diverso.

Che non dipendeva da nessuno. Ma che, forse, un giorno avrebbe potuto camminare accanto a lui.

Capitolo - Il messaggio che aveva paura di leggere

Era una giornata chiara, eppure dentro di lei c'era una strana tensione. Non tristezza. Non ansia. Qualcosa

di pi� sottile. Una consapevolezza. Come se il cuore sapesse che era arrivato il momento di riaprire una porta.

Accese il vecchio telefono che non usava pi�, quello dove aveva conservato - o nascosto - l'ultimo messaggio di lui. L'aveva lasciato l�, come si lascia una lettera chiusa in un cassetto che non si ha il coraggio di leggere.

Lo schermo si illumin�. Le mani tremarono appena. Poi, lentamente, lo trov�.

"Se un giorno riuscirai a restare, io sar� ancora qui. Anche solo per guardarti."

Era tutto l�. Poche parole. Nessuna richiesta. Nessuna accusa. Solo una promessa silenziosa.

E lei? lo aveva lasciato nel buio, senza rispondere.

Lo lesse due, tre, dieci volte.

Non c'era rabbia in quelle parole. Solo amore. E rispetto.

E forse, solo ora, poteva sentirle per davvero.

Lo sblocco non fu eclatante. Non ci fu un pianto liberatorio, n� una decisione drastica.

Solo un pensiero. Calmo, limpido, profondo:

"Forse � tempo di tornare dove ho lasciato l'amore. Anche solo per vedere se c'� ancora."

Non per chiedere. Non per spiegare.

Solo per capire se il "noi" che aveva sentito allora? vive ancora in qualche forma, da qualche parte.

E se lo avesse trovato ancora l�, nel suo sguardo, nel suo silenzio? forse, per la prima volta, avrebbe saputo restare.

Capitolo - Il posto dove lo avevo lasciato

Ci arriv� a piedi, senza fretta. Nessuna musica nelle orecchie, solo il rumore dei passi sul selciato e il respiro

lento del pomeriggio. Era tornata l� dove tutto era finito. O forse dove tutto stava ancora aspettando.

Il lago era fermo, come se trattenesse il fiato.

Le barche ondeggiavano piano, e una leggera brezza muoveva i rami degli alberi con delicatezza, quasi a non voler disturbare. Lo stesso angolo, la stessa panchina. Quella dove lui le aveva preso la mano e lei, dentro, era gi� fuggita.

Si sedette.

All'inizio fu solo silenzio. Poi arrivarono i ricordi, ma non pi� come lame. Ora erano come vecchi amici. Le mostrarono l'amore. I sorrisi. La paura. Ma anche le promesse non fatte e i gesti che non aveva saputo ricevere.

"Sono scappata qui, quel giorno. Ma tu non mi hai rincorsa.

Hai solo aspettato che fossi pronta. E forse adesso lo sono."

Guard� l'acqua.

Dentro s�, nessun piano. Nessuna certezza. Solo un'apertura. Una possibilit�.

Tolse dalla borsa la lettera che aveva scritto per s� stessa e la rilesse, in silenzio.

Non aveva bisogno di aggiungere altro. L'aveva gi� fatto. Con tutto il cuore.

Poi fece una cosa piccola, ma immensa.

Lasci� la lettera l�, piegata, sulla panchina.

Non firmata.

Non destinata a lui.

Ma lasciata al vento. Al tempo. Al destino.

Se lui fosse tornato l�, un giorno - e se l'avesse trovata - avrebbe letto non un messaggio, ma un'anima che aveva imparato a parlarsi.

E mentre si alzava per andare, qualcosa in lei si allegger�.

Non aveva trovato lui.

Aveva trovato s� stessa.

E da l� in poi, qualunque incontro sarebbe stato una scelta. Non pi� una fuga.

Capitolo - Il giorno in cui non cercavo, e invece ho trovato

Non sapeva perch� fosse tornato l�. Non lo faceva da mesi.

Era passato davanti a quel viale mille volte, ma non aveva mai varcato il cancello. Oggi s�.

Forse perch� l'aria era pi� leggera. Forse perch� il silenzio dentro di lui era diventato troppo pieno.

Il lago era sempre lo stesso. Quasi fastidiosamente identico a quel giorno in cui lei gli aveva detto:

"Ho bisogno di tempo."

E lui le aveva risposto solo:

"Allora io imparer� a dare spazio."

Camminava piano, le mani in tasca, il cuore in un battito sospeso.

Poi vide la panchina. E qualcosa su di essa.

Una lettera. Piegata con cura. Senza nome. Senza destinatario.

Era l'unico oggetto in mezzo a quel paesaggio immobile.

Come se l'universo avesse trattenuto il fiato proprio per quel momento.

La prese. Esit�. Poi la apr�.

"A te.

Che hai pianto in silenzio per non disturbare nessuno?"

Riconobbe subito le parole. Non perch� le avesse gi� lette, ma perch�?

erano sue. Erano lei.

La donna che aveva amato. Quella che aveva visto spezzarsi. Quella che, nel silenzio, sembrava

scomparsa.

E invece ora gli parlava. In un modo pi� vero di qualsiasi "ti amo".

Quando fin�, rest� fermo. A lungo.

Non pianse. Ma ogni fibra dentro di lui sapeva:

lei era tornata. Non da lui. Ma a s� stessa. E questo cambiava tutto.

Chiuse il foglio con delicatezza.

E per la prima volta dopo tanto, sorrise.

Non con speranza, ma con gratitudine.

"Ora so che possiamo incontrarci di nuovo. Non dove ci siamo lasciati. Ma dove siamo diventati veri."

Poi si alz�.

Non la cerc�.

Non la chiam�.

Sapeva che se era riuscita a tornare l�? allora il prossimo passo sarebbe stato possibile.

Per entrambi.

Insieme.

Capitolo - Eri l�

Pioveva leggero, ma nessuno sembrava curarsene.

Le gocce cadevano lente, come se sapessero che quel giorno non potevano disturbare.

Lui era sotto il portico di una piccola libreria, quella che entrambi avevano amato - ma mai insieme.

Era passato l� per caso. O almeno cos� credeva.

E poi? la vide.

Non fu uno sguardo immediato. Fu una sensazione. Come un nodo che si scioglie nel petto, prima ancora

che gli occhi confermino.

Lei stava l�, poco pi� avanti, assorta in un libro. Capelli leggermente bagnati. Mani ferme, ma sguardo profondo.

Non indossava nulla di speciale. Ma in quell'istante, per lui, era tutto.

Non la chiam�.

Si limit� ad osservarla. Con rispetto. Con un cuore che batteva piano, ma fortissimo.

Poi, come se lo avesse sentito, lei alz� lo sguardo.

E lo vide.

Non ci fu sorriso. Non subito. Solo uno sguardo lungo, denso. Non carico di domande. Ma di riconoscenza.

Come a dire: "Ci sei ancora."

E la risposta, nei suoi occhi, fu chiara:

"S�. E stavolta non corro via."

Lei fece un passo. Poi un altro.

Nessuna fretta. Nessuna messa in scena.

Quando arriv� davanti a lui, restarono fermi un secondo eterno.

E poi lei parl�. Solo tre parole.

"Hai trovato la lettera?"

Lui annu�. Poi rispose piano:

"Ti ho trovata, pi� di ogni altra cosa."

Non ci fu bisogno di abbracci, n� di dichiarazioni.

Solo due mani che si sfiorarono appena.

E rimasero l�.

Sospese, poi unite.

Non per ricominciare.

Ma per continuare? finalmente insieme.

Capitolo - Le parole che non abbiamo detto

Sedettero accanto a una finestra appannata.

La pioggia batteva leggera sui vetri, come un metronomo lento. Il mondo fuori era sfocato, ma dentro quel piccolo spazio, tutto era nitido.

Due tazze di caff�. Due cuori in attesa. E nessuna corsa.

Lei fu la prima a parlare, con un filo di voce, ma senza esitazione.

"Ho avuto paura. Di me. Di te. Dell'amore."

Lui non rispose subito. Le lasci� il tempo. Le concesse il coraggio.

"E allora ho ferito. Non volevo farlo. Ma era pi� facile che restare."

Lui annu�.

Poi disse:

"Io non sono rimasto fermo. Ho camminato. Ma ogni passo era ancora verso di te. Anche quelli lontani."

Lei lo guard�.

Negli occhi di lui non c'era n� accusa, n� pena. Solo presenza.

"La tua lettera," disse, "non era una scusa. Era una verit�. E quando l'ho letta? ho capito che non ti stavo aspettando. Ti stavo onorando."

Lei abbass� lo sguardo, poi sorrise piano.

"Sai qual � stata la cosa pi� difficile?"

Lui la guard�.

"Perdonarmi. Ma adesso che l'ho fatto? posso amarti in un altro modo."

Un silenzio pieno scese tra loro.

Poi lui tese la mano. Non per prenderla. Ma per offrirla.

Lei la sfior�?"avanti."

"Se ci scegliamo ora, lo facciamo con tutto ci� che siamo diventati. Non per tornare indietro. Ma per andare

Lui sorrise.

"Ti scelgo. A occhi aperti."

E lei, con una calma che un tempo non aveva, rispose:

"Anch'io. Ma questa volta? camminiamo piano."

Fu cos� che cominci� davvero la loro storia.

Non con un bacio, non con una promessa.

Ma con due mani unite sul tavolo, due sguardi che non avevano pi� paura,

e una pioggia leggera che smetteva, piano piano, di cadere.

Capitolo finale - Nudi e veri

Era sera.

Una casa piccola, calda.

Non era la prima volta che si trovavano insieme in uno spazio cos� intimo? ma era la prima in cui non avevano pi� maschere.

Lei stava scalza, seduta per terra accanto al divano, con una coperta sulle spalle.

Lui era l�, poco distante, con un bicchiere tra le dita che non tremavano pi�.

Non c'erano luci forti. Solo una lampada tenue. E la consapevolezza di essere dove volevano essere.

"A volte ho pensato di non essere abbastanza per te," disse lei, piano.

"Troppo incasinata. Troppo in fuga. Troppo? me."

Lui si chin� verso di lei, senza interromperla.

"E io," rispose, "mi sono chiesto se non stessi cercando in te la parte di me che non riuscivo a guarire."

Silenzio. Ma non era imbarazzo. Era spazio.

"Ci siamo feriti," continu� lei, "eppure? siamo ancora qui. Forse � questo il miracolo."

Lui si sedette accanto a lei. Le prese la mano, stavolta con naturalezza.

"Tu mi hai mostrato che l'amore non salva. Ma accompagna.

Che restare � una scelta quotidiana.

E che la fragilit�? non � una colpa."

Lei appoggi� la testa sulla sua spalla.

Non avevano bisogno di fare promesse. Nessun "per sempre", nessun "non ti lascer� mai".

Solo una semplice verit�:

"Oggi ci siamo. E ci siamo con tutto."

E per la prima volta, entrambi si sentirono interi.

Non guariti da ogni ferita.

Ma accolti. Visti.

Amati non per ci� che avevano da offrire? ma per ci� che erano. Nudi. Veri.

La pioggia era ormai un ricordo.

Il domani? Una pagina bianca.

Ma quella notte, nella quiete di una stanza condivisa,

due cuori avevano smesso di nascondersi.

E nel silenzio, si erano scelti.

Fine.

Epilogo - A ci� che ci ha resi veri

A te,

che sei stato il mio silenzio e la mia voce.

La fuga che mi ha inseguita senza mai pretendere.

La pazienza che ha saputo aspettare il tempo giusto - non il suo, ma il mio.

A me,

che ho imparato a guardarmi senza giudizio.

A perdonare le crepe, a lasciar entrare la luce anche da l�.

Che ho smesso di cercare l'amore come salvezza, e l'ho riconosciuto invece come scelta, come respiro condiviso.

A noi, che non siamo perfetti, n� promessi, n� garantiti.

Ma siamo veri.

Perch� ci siamo guardati, nudi, senza pi� finzioni.

E abbiamo detto s�.

Non al futuro, ma al presente.

Non a una favola, ma a una verit�.

Abbiamo scelto di restare.

Con le mani tremanti, con il cuore aperto,

con il coraggio di chi ha conosciuto il buio,

e ha deciso di essere luce - insieme.

Non sappiamo cosa verr�.

Ma ora, ogni passo � uno spazio sacro.

E ogni giorno, una possibilit� di continuare a scegliere.

Con amore.

Con verit�.

Con lentezza.

Con noi.

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